Introduzione al Qi Gong - Ferrara

L’ANTICA ARTE DI NUTRIRE LA VITA: IL QI GONG

Introduzione

Scopo di questo Blog è portare una maggiore chiarezza su cosa sia una disciplina antichissima (evidenze certe databili oltre 3.000 anni) e allo stesso tempo molto sconosciuta in occidente, spesso confusa con le arti marziali cinesi, delle quali ne costituisce la base sotto il profilo energetico dei movimenti sottostanti.

Nel descrivere il Qi Gong, tali e tanti sono stati i contributi di altre persone che necessariamente mi capiterà di riportare parole altrui senza riuscire sempre a rispettarne la fonte; non me ne voglia il lettore e tantomeno la fonte, posso assicurare che non è per un desiderio di plagio quanto piuttosto per riportare concetti che ritengo ottimamente sviscerati nei vari contesti che hanno contribuito a creare la mia personale cultura in argomento.

Che cos’è il Qi Gong

“QIGONG” (氣功) (pro: Ci Kun) è il nome moderno, utilizzato da quasi un secolo, per indicare una serie di pratiche e modalità capaci di incidere in termini positivi sulla salute e benessere del praticante.

Anticamente le pratiche ora note come Qi Gong erano conosciute come Dao Yin (trad. “guidare e condurre” sottointeso il Qi) e ancora prima come Yang Sheng (trad. “nutrire la vita”).

Il termine Qi Gong può essere tradotto come “lavoro con l’energia”, in quanto una traduzione letterale sarebbe:

QI () assume normalmente il significato di “energia”, tradotto letteralmente significa

“soffio” o “aria”, e quindi spesso tradotto come “energia vitale”, “soffio vitale”;

GONG () (o KUNG) significa “lavoro intenso, impegno o abilità”.

Un’espressione quindi coerente con il significato del termine può essere “lavoro con l’energia vitale”, come “apprendere, divenire abili nel condurre il Qi”. Il concetto di “lavorare, diventare abili” qui espresso è per similitudine da associare alla maestria raggiunta dall’artigiano capace, che cresce quindi con l’esperienza diventando appunto abile nel proprio lavoro.

Lo Scopo del Qi Gong

Un comico molto famoso effettuava un monologo dove, impersonando un allenatore argentino, utilizzando un chiaro difetto di pronuncia spiegava in modo ilare uno sport, lo sci, che chiamava ci. Tale comico dichiarava quindi che “…El scopo del CI è…Civolare”, e su questa definizione non possiamo che trovarci d’accordo, lo scopo del Qi (gong) è …far scorrere il Qi.

Appare infatti opportuno ricordare che nella medicina cinese qualsiasi disagio, disequilibrio, fattore limitante, patogeno, che interessa la persona, trova nella sua instaurazione o manifestazione una disfunzione del Qi. In quest’ottica qualsiasi malattia è quindi riconducibile ad una problematica energetica, che potenzialmente si è generata o ha generato altre interessenze con le sostanze, liquidi e sangue in primis, per poi interessare organi e visceri.

Avere, ottenere, mantenere, una sana circolazione energetica è quindi il presupposto per il mantenimento di un buon stato di salute. Non solo, davanti a un disagio di tipo energetico, riuscire a migliorare la propria circolazione energetica permette al nostro corpo di risolvere il disagio.

Scopo del Qi Gong è permettere al praticante di apprendere le modalità con cui poter migliorare la propria circolazione energetica: è questa modalità a sostenere l’affermazione per cui “il qi gong si prende cura del benessere e della salute della persona”.

Possiamo quindi sintetizzare che il Qi Gong ha l’obiettivo, in primo luogo, di effettuare un’efficace prevenzione mantenendo una sana circolazione energetica (impedendo o rallentando in tal modo l’insorgenza di malattie), e in secondo luogo di facilitare la ripresa e sostenere la guarigione. In quest’ultimo caso la MTC predilige però altri strumenti quali il TuiNa, l’Agopuntura, e la Fitoterapia.

La Pratica del Qi Gong

Praticare il Qi Gong appare semplice e comprensibile sin da subito da tutti. Questo lo rende un’attività che si presta per essere eseguita ad ogni livello di conoscenza od età. La possibilità di effettuarla rispettando i propri limiti e senza assumere posizioni particolari, ne determina l’idoneità a tutte le condizioni fisiche. La possibilità, per talune pratiche, di esecuzione anche da seduti o sdraiati, lo rende una disciplina fattibile anche in ridotte condizioni di mobilità o salute.

Questa percezione, ovvero di semplicità e facilità, viene progressivamente meno sino ad essere abbandonata quando si comincia ad entrare nella pratica, riconoscendovi una complessità di fondo che richiede molto impegno e costanza nell’apprendimento. E’ infatti normale nel praticante l’esuberanza iniziale che lo porta ad avvicinarsi alla disciplina, a cui spesso segue un allontanamento dovuto alla complessità che scopre nella continua ricerca di un movimento fluido e armonioso che consenta alla nostra energia vitale di poter scorrere in modo vigoroso.

Ecco perché virtù come la calma, la pazienza, l’entusiasmo sono talmente importanti per una coltivazione del qi da essere a loro volta insegnate e coltivate nei percorsi di avvicinamento.

Alcune caratteristiche del qi gong sono fondamentali: l’ascolto attento di sé stessi, costringe ad una continua presenza che permette un radicamento nel presente molto forte, acquietando quindi l’attività mentale, sempre molto dispendiosa e attiva.

Altro elemento fondamentale è la respirazione, che viene utilizzata a volte libera a volte a supporto del movimento, assecondando una precisa direzione sia del movimento che del respiro. La respirazione prevalente è di tipo addominale, con alternanza di respirazione inversa in talune occasioni. Non esiste comunque una respirazione “corretta”, potendo adattare il respiro ai diversi movimenti in funzione del risultato che si vuole determinare (es: rilassamento piuttosto che tonificazione e/o attivazione).

Le pratiche sono molteplici: talune molto antiche da rappresentare dei classici, spesso recuperate grazie all’archeologia in antiche tombe e ritrovate grazie alla ricerca storica, al passa parola, al ritrovamento di graffiti o antiche pergamene, oppure di antichi testi. Altre sono moderne, studiate appositamente nelle università cinesi da equipe di medici, maestri, storici, che le portano ad approvazione di organi competenti a riconoscerle come pratiche con contenuto salutare.

Il Qi Gong può essere praticato in modo Spontaneo (è il praticante che determina i movimenti accompagnando e governando il proprio Qi) oppure in Forme, ovvero sequenze predeterminate di figure: quest’ultima modalità è da preferirsi se si approccia la disciplina da poco tempo in modo da poterne godere i benefici complessivi con la certezza di aver eseguito un lavoro completo e di qualità. La figura dell’Istruttore è determinante all’inizio della pratica per insegnare i fondamenti della disciplina e la correttezza dell’esecuzione delle forme: con la pratica quotidiana tale figura diventa sempre meno necessaria sino a scomparire nel tempo, se non per assistere in caso di studi di forme non note o ripassi in generale.

Stili di Qi Gong

L’enciclopedia cinese delle pratiche mediche riconosce la presenza e diffusione di almeno 30.000 stili diversi di Qi Gong. Questa enorme varietà è determinata in modo predominante da due fattori: l’estrema diffusione in tutta la Cina fin dall’antichità come mezzo per la prevenzione della salute e la sua conseguente trasmissione spesso orale, capace di generare molteplici varianti di un unico corpus denominato appunto oggi Qi Gong. Trattandosi di una disciplina per la salute questa varietà ne costituisce anche un notevole punto di forza, in quanto in modo molto pragmatico sono giunte sino a noi quella selezione di pratiche capaci di intervenire in modo efficace sull’allungamento della vita, costituendo quella famiglia definita appunto “Arte di Nutrire la Vita”.

Per riuscire a catalogare e comprendere meglio questa numerosità di pratiche si ricorre ad inserirle in gruppi omogenei, in modo da consentire al praticante di comprendere meglio quale forma di Qi Gong stia eseguendo e con quale finalità essa sia stata determinata e approvata dalle specifiche associazioni di riferimento.

Le due Principali famiglie ricorrono ad una classificazione che ha origini cosmologiche all’interno della filosofia cinese, determinando due macrocategorie denominate Forme del Cielo Anteriore (先天 Xiān Tiān) o del Cielo Posteriore (後天 Hòu Tiān).

All’interno di ogni categoria così definita, esistono poi stili riconducibili principalmente a ulteriori quattro categorie denominate Taoista, Buddista, Marziale e Medico.

Le forme del Cielo Anteriore lavorano principalmente con un Qi indifferenziato, legato all’Uno, all’origine dell’Universo e alla Creazione; quindi non ancora polarizzato e di conseguenza non (ancora) suddiviso nelle sue qualità Yin e Yang, come invece fanno le forme del Cielo Posteriore, più legate alle manifestazioni della realtà che viviamo, molto spesso chiamato Manifesto per differenziarlo dall’Immanifesto del Cielo Anteriore. Il Cielo Anteriore si riferisce inoltre al Pre-Natale, a ciò che si è determinato prima della nostra nascita e concepimento (potremmo tradurre in occidente con un significato riconducibile al genetico), mentre il Cielo Posteriore è sicuramente riconducibile alla nostra realtà e quindi più connettibile all’epigenetico, al nostro vissuto.

 

Gli stili Taoisti prediligono un maggior contatto con La Natura, il Creato, la trasformazione interiore e l’alchimia della persona. Questo stile utilizza molto l’equilibrio e l’interiorità, oltre a figure di animali o mitologiche per i significati che rappresentano.

Lo stile Buddista predilige la Meditazione e l’Illuminazione, raggiungibile nella quotidianità dei gesti, per cui le figure di questo stile si riconducono spesso a gesti quotidiani dove l’esercizio della pratica assume una caratteristica di profondità meditativa.

Lo Stile Marziale è riconducibile alla preparazione e studio dei principi energetici alla base di tutto il Wushu, le arti marziali cinesi. In questi stili si predilige lo studio del movimento a spirale per prepararne l’applicazione diretta verso l’esterno, pur rimanendo comunque un lavoro interiore. A questo gruppo vengono anche ricondotte alcune pratiche di esercizio di studio del movimento energetico con un partner, tipici del tuisho del Taichi Quan.

La famiglia delle forme Mediche è invece rappresentata da quelle sequenze che studi approfonditi hanno determinato come capaci di sostenere la salute del praticante, intesa sempre come prevenzione o recupero da eventi traumatici. Queste pratiche prediligono l’utilizzo dei punti di agopuntura che vengono stimolati con diverse modalità, e l’utilizzo di specifici “mudra” (forme delle dita delle mani) che attivano specifici meridiani energetici.

Anche in Occidente si stanno intensificando gli studi sulle forme più conosciute, e il portale delle pubblicazioni scientifiche PUBMED è ricco di pubblicazioni sugli effetti positivi in diversi contesti: in modo particolare al momento in occidente si ritiene che il Qi Gong sia particolarmente efficace sul recupero oncologico, sul contrastare effetti di sindromi quali Parkinson e Alzheimer, con notevoli benefici anche sugli aspetti posturali (lombalgie,cervicalgie e simili) e del sistema immunitario.

 

Le classificazioni sopra descritte costituiscono unicamente, come detto in premessa, una modalità di riconoscimento e catalogazione per semplificare il riconoscimento delle principali modalità con cui il praticante può approcciare le forme e lo studio del Qi Gong. Appare quindi normalissimo che una forma possa appartenere a più categorie, ad esempio l’Yi Jin Jing, forma dello stile Buddista (Chan), è anche Medica in quanto riconosciuta capace di intervenire su determinate disarmonie. Anche la definizione di Taoista o Buddista (oppure Confuciana, qui non riportata) non deve essere ricondotta a dinamiche religiose, quanto esclusivamente alle filosofie che rappresentano diverse visioni dell’uomo e del suo ruolo nell’universo, tenendo presente che nella Cina antica queste diverse visioni sono state amalgamate e confluite assieme nella cultura cinese.

 

Fabrizio Fontana – Istruttore CSEN Qi Gong della Scuola Il Nido dell’Anima

 

www.ilnidodellanima.com

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